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Fiamme (gialle) a Gomorra

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(Questo post non esisterebbe senza questi post. Questo post aderisce alla campagna di sensibilizzazione sull’inutiltà dei rettangolini neri)

Caro Mr. Wolfe, la prego innanzitutto di non svelare il mio nome. Sono un trentenne giornalista del sud Italia, ed ultimamente ho avuto alcuni problemi sul lavoro. Devo dire la verità, le cose non mi vanno male anzi, sto guadagnando un pacco di soldi ma, stranamente, questo mio improvviso successo sembra dar fastidio ad alcune persone che non mi vogliono più bene come prima. Non capisco proprio cosa posso avergli fatto. Sarà forse gelosia?

Comunque, la cosa, tutto sommato, potrebbe essere di per sé sopportabile se a questo problema non se ne fosse aggiunto un altro, ben più gravoso. Ho come l’impressione, da qualche tempo a questa parte, di essere continuamente seguito.

Alcuni uomini, giorno e notte, non mi perdono mai d’occhio. A casa, in macchina, con la mia ragazza, ovunque io vada loro sono con me, mi scrutano, mi osservano, mi giudicano. Guarda la foto che ti ho mandato, quell’uomo con gli occhiali dietro di me, ti sembra lì per caso? Secondo me è della Guardia di Finanza.

Sembra che abbiano intuito qualcosa. Anche se vesto come un pezzente, non prendo mai una vacanza e non compro macchine nuove (anche se quella Golf GTD con i copri-cerchi bombati e i paraurti metallizati in tinta che ho visto alla concessionaria in centro a Mondragone… ), loro sembrano aver capito che tutti quei soldi che guadagno, da qualche parte, devono essere pur finiti. Si fanno, per questo, sempre più curiosi. Sarà mica a causa della mai ultima denuncia dei redditi?

Fatto sta che questa loro continua presenza mi opprime, non la sopporto più! Caro Mr. Wolfe, mi rivolgo a lei per trovare una soluzione a questi miei problemi, soprattutto al secondo. La prego, mi aiuti.

Saluti (firmato Fabrizio, da una non meglio specificata località segreta).

Ciao Roberto. Il tuo caso mi ha appassionato fin da subito, ed è per questo che voglio aiutarti. Ne ho parlato con alcuni miei amici, e anche loro sembrano interessati alla tua questione, e mi sono fatto consigliare da loro alcune strade percorribili per la soluzione finale del tuo quibus. Per quel piccolo problemino sul lavoro, non ti preoccupare, è tutto morto e sepolto, o presto lo sarà. Anzi, per dimostrarti il loro affetto, mi hanno chiesto di recapitarti una bella testa di cavallo, per i bambini. Si sa che la carne ‘fa sangue’.

La seconda questione è un po’ più complessa. Infatti, quello dietro di te, sembra essere proprio un professionista. Adotta infatti un sofisticato travestimento tipico delle Fiamme Gialle. Costoro, dismessa la valigetta ventiquattrore contenente i potenti mezzi tecnologici messi a disposizione dal Ministero degli Interni, cioè una calcolatrice solare ed un quaderno per la partita doppia, tendono a mascherare la loro identità estirpandosi con il laser il pizzetto d’ordinanza e seguendo corsi di milanese per nascondere la loro discendenza calabrese. Per accertarsi della loro effettiva appartenenza al corpo militare che fu dell’integerrimo generale Roberto Speciale e dell’ex naufrago dell’Isola dei Famosi, Vittorio De Franceschi (chi?), basta offrirgli un caffè e vedere se dentro ci mettono lo zucchero o il peperoncino di Soverato (che tutti i bar calabresi offrono come alternativa).

Qualora il nostro piccolo trucco abbia funzionato, passiamo al piano vero e proprio, quantomai semplice ma a patto di essere precisi e determinati nella sua maniacale esecuzione.

Per iniziare possiamo mettere in giro la voce che tutti quelli della Finanza sono comunisti. Poi possiamo rettificare che solo quelli della Finanza che ce l’hanno con noi sono comunisti. Molti, pur di non essere accusati di aver partecipato, insieme ai Verdi, alla creazione della Sinistra L’Arcobaleno, faranno marcia indietro.

Poi, passiamo a dire, con ferma convinzione, che tutti quelli della Finanza sono dei mentecatti, e che per svolgere il loro lavoro dovrebbero essere sottoposti a test psichiatrici. In conseguenza del fatto che il nostro portavoce, dopo averci sussurrato in un orecchio che già lo fanno, il test psichiatrico, passiamo scientemente a dire che le nostre parole sono state strumentalizzate da una certa stampa comunista (vedere paragrafo precedente) e così via.

Ora prepariamo il nostro colpo di teatro. Andiamo in qualche piccolo paese di una sconosciuta regione italiana, il Molise, prendiamo il primo bifolco che troviamo su un trattore intento alla vendemmia o alla trebbiatura, gli mettiamo un vestito, glielo togliamo, glielo rimettiamo ma con tre taglie over-size, gli oliamo i capelli (capelli?), gli insegniamo l’idioma, anzi no, gli diamo una laurea, anzi no, gli diamo il 2% alla Camera dei Deputati e gli facciamo dire, gesticolando in maniera convulsa: “Vuè, e che c’azzecca? Quà le tasse le dobbiamo pagare tutti!”. Infine lo facciamo diventare amico di Beppe Grillo.

A questo punto il più e fatto. Aspettiamo mezza giornata, due lanci di agenzia, un TG4, una presa di distanza dell’opposizione, un Rom che ruba la pensione ad una anziana e prima del Tg della sera tiriamo fuori la magica parola ‘giustizialismo’ o anche ‘tintinnio di manette’ insieme a ‘prima Repubblica‘, ‘Craxi‘ e ‘prezzo del petrolio alle stelle‘. Dopo questa arguta mossa anche il più accanito dei finanzieri comunisti si sarà arreso ed avrà mollato la presa.

Se così non fosse, per stare sicuri, sferriamo il colpo finale. Premettiamo che fare una decreto legge per il quale tutti i libri e i film che contengono la parola ‘Sandokan‘ non possono essere assoggettati al regime fiscale italiano ma a quello malese (notoriamente benevolo con i tigrotti di Mompracem) sarebbe troppo immorale anche per noi (anche se gli eredi di Salgari sarebbero un bel pò contenti). Detto questo allora, assoldiamo un giovane regista, uno bravo, uno che ha un nome che ispiri fiducia come un personaggio di De Amicis, gli facciamo fare un film su Giulio Andreotti, la facciamo andare a Cannes, giusto per avere una platea di prestigio, gli facciamo vincere qualche premietto ed ecco, come per magia, che anche l’ultimo, inossidabile finanziere si sarà convinto a lasciarci in pace.

In fondo in fondo, penserà costui, non siamo noi il male peggiore di questa Italia. A voler scegliere, qualcosa di meglio la troviamo sempre.

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