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Da li africhi femmine

nigerian

Ordunque di li più belle stagioni la più bella comincia

la primavera

e di femminii esseri la via si riempie di cui

il vulvaceo organo all’aere si protende

coi unghipiedi smaltati il mondo a cognoscere.

Torniti polpacci come terzini argentini,

turgidi mammelli coi capezzoli puntuti di diversi modelli

con carena o senza,

di umana parvenza null’hanno a che fare

altrimenti mi ci attaccherei volentieri.

Niun sa qui a che fare fosti venuta

bionda valchiria dilà dei Dardanelli,

coi tacchi squillo

seppoi una poesia ti regalo

saresti così gentile da togliere lo scarpostivale

da in su lo mio piede?

Che io ce lo terrei pure che tu,

denari mi chiedi per lo feticcio de li piedi che si poi

una poesia ti regalo

lo sconto me lo fai?

Che se tu, restia, alla sottrazione dinieghi

la bella novena ti porto

prendo e vado accanto da li africhi femmine

che lì lo sconto me lo fanno

tanto loro di niuna scarpa han bisogno

che nel deserto solo sabbia c’hanno.

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