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Tutte le mattine

capelli

Entri leggera nella mia giornata e ti metti tra il sonno e il rumore della città che si muove. Capelli bruni, tagliati dritti, occhi tondi che ti guardano simmetrici. Pianti lì una parola, un sorriso, e fai germogliare il seme del pensiero ancora sopito. Cresce questo seme inconsapevole e diventa pianta, fiorisce e poi si sparge intorno e il vento e gli uccelli lo portano altrove.

Sei fatta di terra, unita alla terra resti. L’aria mossa della piana ti incontra, ti chiude gli occhi, ti allarga le narici, mentre respiri il cielo pesante. Cosa ti lega a questo suolo? La voglia di ritornare, mi dici. L’inquietudine e la passione del viaggio al contrario ti animano la vita. Io, quando racconti, ti immagino al sole della tua terra, sveglia e veloce, lievemente rossa in viso, mentre qui, un po’ la tua bellezza si addormenta.

Nulla puoi darmi e nulla desidero da te. Vieni con me oggi, ti porto ad attraversare il grano alto dell’estate, andiamo a sfinirci di chiacchiere e vino, poi, torniamo in silenzio, a mangiare, a dormire e a fare l’amore.

Non sono buono con le parole, ché i pensieri stanno in fondo lo stomaco e si mischiano, si confondono e figliano e mi scombinano le labbra e la lingua. Meglio che sto zitto, penso. L’unica cosa che mi vien da dire, l’unico suono che riempie lo spazio tra il mio naso e la tua bocca, senza imbarazzo è: “ Un caffè, lungo, macchiato freddo. Grazie”.

Tutte le mattine così, al bar della stazione.

(foto originale qui)

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