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“Ma che hai il ciclo?”. Fisio-sociologia del marchese

Svariati studi di natura empirica, pubblicati sulla prestigiosa rivista Men’s Health, stanno tendenzialmente dando credito alla teoria, che già circolava in alcuni ambienti intellettuali della sinistra radicale (la cui paternità è stata attribuita, dai soliti ben informati, all’ex-deputato Vladimir Luxuria) secondo la quale tutta la vita di una donna ed affini (Vladimir Luxuria, appunto), sia condizionata e ruoti attorno al ciclo mestruale considerato nella sua interezza e che sia quindi un errore concettuale, semantico oltre che filologico la locuzione che così recita: “Ma che hai il ciclo?” per contrassegnare un periodo di comportamenti spropositatamente aggressivi in risposta, ad esempio, ad un semplice errore balistico come può essere considerato quello determinato dal moto rotatorio della Terra che porta incolpevolmente gli uomini a pisciare sulla tavoletta abbassata del cesso.

Ora, permettetemi una breve divagazione di carattere puramente incidentale: lo stato ontologico di ‘abbassato’ dell’oggetto ‘tavoletta’ risponde anch’esso ai dettami di un altra forza fisica imprescindibile, così come terrorizzata per la prima volta da Isaac Newton nel 1687 e poi rivista da Albert Einstein, ovvero quella della gravità. Configurandosi i soggetti che hanno partorito questa teoria come ‘soggetti umanoidi di apparente sembianza maschile’, evidentemente di parte perciò, tale forza fondamentale dell’universo viene spesso sottovalutata dalla maggioranza delle donne. Ciò detto, perché quella maledetta tavoletta del water possa sollevarsi è necessario che si produca una forza pari ed opposta a quella gravitazionale che la tiene indissolubilmente legata alla superficie smaltata della toilette.

Se consideriamo le forze in campo: moto rotatorio e forza di gravità, e assunto che sicuramente il soggetto posto di fronte l’eterno dilemma “se alzare o meno la tavoletta” ha già una mano occupata dal suo uccello, si rivelerebbe estremamente presuntuoso volersi opporre, in così avverse condizioni, alle misteriose e possenti forze che governano il creato cercando di modificare lo stato di quiete dell’oggetto inanimato di forma ellissoidale. Domanda: “quale essere dotato di intelletto, seppur minimo, sentirebbe la necessità di dare sfoggio, prima dell’ancestrale gesto fisiologico, della sua superiorità tecnica (acquisita durante millenni di evoluzione) attraverso un gesto così barbaro e banale?”. La risposta: “nessuno!”, evidentemente. E’ proprio per questo che di norma la tavoletta resta abbassata, per una particolare forma di rispetto verso Dio, la Natura e se stesso in quanto Uomo.

Passiamo, dopo questo breve inciso, ad analizzare nei dettagli quelli che sono i periodi (o fasi) che caratterizzano solitamente il ciclo mestruale di un qualunque soggetto femminile X con il tentativo di giungere ad una generalizzazione dei comportamenti del mammifero in questione tale che possa avvalorare la nostra tesi ovvero che: il perdurare cronico degli effetti del ciclo mestruale rendono uomini e donne esseri assolutamente incompatibili tra loro e che l’evoluzione umana è una aberrazione della logica (2008, Fazzi-Battaglia, Dalla Cedrata al Buco Nero di Plank, Mursia ed., p. 134).

FASE 1: “DELLE STIGMATE”.

La cosiddetta fase ‘delle stigmate’, si materializza, a seconda del soggetto preso in questione, dai 3 ai 5 giorni precedenti l’effettivo inizio del ciclo mestruale e si conclude, generalmente, con il termine delle secrezioni ematiche dopo altri 3 – 4 giorni (stime ISTAT). Questo periodo, soprattutto quello precedente all’effettiva dispersione nell’ambiente di assorbenti e stracci insanguinati vari, è caratterizzata da un crescente astio generalizzato che si palesa nel soggetto femminile verso il suo doloroso ed apparentemente immotivato sanguinare, manco fosse Padre Pio (famoso stigmatizzato del Gargano) e che si acuisce a causa del dolore alle ovaie e che neanche una quantità industriale di ibuprofone e camomille può placare.

La reazione fisiologica a questo stato è che la topolina bianca da laboratorio continua a ringhiare per tutto il periodo contro tutto e tutti, anche contro il carrello della spesa che, poveraccio, ha l’unica colpa di essere stato creato per quello: trasportare, dal supermercato all’auto del grizly con i tacchi a spillo, le buste della spesa, condizione che, tra l’altro, lo accomuna, e non di poco, alla situazione oggettiva del grizly maschio che, con sottomissione e a debita distanza, segue la sua femmina nello shopping del sabato mattina bardato di buste del Body Shop e salmone fresco.

FASE 2: “IPER-ATTIVISMO DA TEMPO PERSO”.

Passata, in linea di massima, la prima settimana mestruale entra, la nostra cordiale signorina, in uno stato di grazia che stenti a riconoscerla tanto ti aveva fatto paura nei giorni precedenti. Scatta, in questa fase, che si protrae solitamente per una decina di giorni, il periodo che definirei dell‘iper-attivismo da tempo perso. Premettiamo che questa fase non è uno stato naturale, bensì un risultato del passaggio da una economia di tipo fordista, detta anche del capitalismo materiale, ad un assetto economico, quello attuale, definita del capitalismo cognitivo.

L’idea inverosimile ma ormai inprintata nel nostro soggetto, secondo la quale, nel periodo mestruale, la procace matrona del focolare post-conflitto-bellico debba trasformarsi in una valchiria che si reca in chopper stile Easy Rider presso un maneggio in Toscana per andare a cavallo verso il fiume, discendere le rapide in kayak ed arrivare in una radura dove possa prendere un bimotore leggero per lanciarsi con il paracadute ed arrivare finalmente all’appuntamento con il parrucchiere, ed il fatto accidentale di non aver potuto espletare tale disciplina olimpica a causa dell’appuntamento improvviso con l’amica del cuore che è stata lasciata dal fidanzato perché lui l’ha scoperta nel bagno della discoteca con un altro ma che non posso lasciare sola in questi momenti’, bene, a causa di tutto questo, la wonder woman viene proietta in uno stato ipnotico tale da renderla determinata a distruggere qualunque forma di vita o oggetto inanimato che si frapponga fra lei ed i suoi obiettivi a breve termine: comprare quelle scarpe tanto carine che ha visto in centro ma che in quell’outlet nelle Marche dove va sempre l’amica della sua collega d’ufficio, può trova a 15 euro in meno. Nelle Marche, appunto, regione di passaggio obbligato per i più.

Nel periodo dell’iper-attivismo, l’essere amabilmente definito ‘donna’, ha consumato, in un universo ancora governato dalle leggi della termodinamica (che di norma ella bellamente ignora), una quantità di energia pari a quella necessaria ad alimentare tutto il palco degli U2 in tour mondiale, periodo come abbiamo detto di attività frenetica nel quale ha dovuto tralasciare solo l’abbordaggio con la Rainbow Warrior di Green Peace di una baleniera giapponese e solo perché il passaggio a Genova, dove la nave era ancorata, avrebbe potuto farle re-incontrare il suo ex fidanzato, nerboruto camallo presso il molo 12 del porto, con il quale non è più in buoni rapporti.

FASE 3: “2Y”

Alla precedente fase fa seguito, solitamente, una di riflessione ed introspezione caratterizzato da una spasmodica attenzione al proprio equilibrio psichico ed intestinale. La letteratura in materia indica solitamente questo stato con l’oscura sigla di 2Y che dopo impegnative ricerche ho scoperto stare per “Yoga e Yogurt“.

Nel periodo 2Y che dura, a seconda delle caratteristiche peculiari del singolo esemplare, dai sei agli otto giorni (siamo ad un totale, in media, di 24 giorni dalla fine dell’ultima secrezione ematica), la nostra eroina è costantemente presa dalla necessità di ricostituire il suo equilibrio psico-fisico inficiato dallo stress patito nel periodo precedente. Possiamo riconoscere questa fase dalla costante ricorso ad un abbigliamento di tipo sportivo e casual, dall’aumento esponenziale del conto dello psichiatra, dalla ripesa della frequentazione dei gruppi buddisti da cui era stata precedentemente allontanata per eccesso di turpiloquio, dalla partecipazione ad interminabili sedute di yoga, dall’iscrizione al corso di pilates, dall’ascolto ripetuto dei dischi storici di Madonna.

I precetti alimentari che governano questa fase si allineano verso la cucina macrobiotica; il loro migliore amico diventa l’erborista del centro commerciale. Le buste della spesa si riempiono perciò di tisane al tiglio, di semi di soia e di un amarissimo yogurt bianco senza grassi probabilmente residuo industriale della rincorsa al nucleare iraniana. Il surgelatore viene liberato dalla carne di cinghiale avanzata.

In pochi attimi, soprattutto se avete preso le tante agognate ferie ed avete prenotato una vacanza al mare, ci sarà il precipitare della situazione che si rivolgerà nel ritorno dell’essere femmineo allo stato mostruoso che avevamo delineato nella fase 1. Questo, ciclicamente, fino alla fine dei tempi o perlomeno finché non sopraggiungerà quello stato di quiete assoluto definito menopausa che, solitamente, coincide con l’installazione nel maschio del suo primo catetere vescicale.

CONCLUSIONI

Ci sembra di aver delineato, in questa disamina (che richiederebbe ben più approfondite riflessioni vista la complessità del tema trattato) come, partendo dal luogo comune che vede la donna essere autrice delle più nefande stranezze in quel periodo che solitamente gli uomini definiscono, in maniera poco precisa, “del ciclo”, non si giunga effettivamente ad una spiegazione plausibile del perché, anche in assenza apparente di perdite ematiche evidenti e sbalzi repentini di umore, uomo e donna continuino a viaggiare su due binari esistenziali che non si incroceranno mai, se non in quell’infinitesimo di secondo di comunione astrale che è l’atto sessuale, atto che prelude ad un altro mistero della vita: quello della procreazione.

Ma questa è un altra storia.

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