...

L’eterna lotta tra l’uomo-motosega e l’uomo-cavatappi

Prassi vuole che quando l’uomo con la motosega incontra l’uomo con il cavatappi, l’uomo con il cavatappi è un uomo morto. Questo di solito accade quando il primo nutre sentimenti avversi al secondo, cosa che succede la maggior parte delle volte che le loro strade si incrociano. Il contrario mi sembrerebbe un po’ strano.

Davide contro Golia. In assenza di un qualsiasi Davide nei paraggi, penso che tutti voi preferireste essere grandi e grossi uomini-motosega invece che piccoli, brutti ed insignificanti uomini-cavatappi. E’ una storia vecchia quanto il mondo. Mondo che per l’uomo-motosega ha un senso completamente diverso che per l’uomo-cavatappi. Il primo è un mondo dominato dalla forza bruta, dalla rozzezza, dall’ira, dall’impeto feroce, dal desiderio di dominio mentre l’altro è un mondo fatto di aristocrazia, di intelligenza, di convivialità, di condivisione. Il primo è il mondo della distruzione al servizio del falso progresso mentre l’altro è quello della creatività, del tempo libero, dell’ozio e della dissipazione.

Se osserviamo l’uomo-motosega e l’uomo-cavatappi dal punto di vista della teoria evoluzionista possiamo senza dubbio affermare che l’uomo-cavatappi sia molto più in alto sulla scala evolutiva dell’uomo-motosega. Questo fa andare in bestia l’uomo-motosega.

L’uomo-cavatappi, per quanto possa differenziarsi per specie e per conformazione fisica, rimane per sempre un uomo-cavatappi. Un uomo-cavatappi è un uomo-cavatappi, non si può dire che possa essere un altra cosa, un uomo-ombrello, un uomo-videocamera ad esempio. Fa il suo dovere, con semplicità e lo fa nel migliore dei modi. Con stile.

L’ uomo-motosega invece è un frutto tecnologico acerbo. Un ibrido, un derivato, un mutante elettromeccanico della uomo-sega. Ah, l’uomo-sega, lui si che ha una sua dignità, non come l’uomo-cavatappi inteso, parecchio meno, ma ce l’ha. Comunque, l’uomo-motosega, possiamo star certi, che nella morfologia, nella mentalità, nello spirito, non è il miglior uomo-motosega possibile, perché schiavo della tecnologia. Può darsi che su un altro pianeta, tecnologicamente più avanzato del nostro, l’uomo-motosega assuma tutt’altra fattezza, tutt’altri meccanismi, che magari lo fanno assomiglia ad un altra cosa, ad un uomo-autoclave ad esempio. Chi può dirlo? Ed in tutto questo l’uomo-cavatappi attraversa lo spazio-tempo indenne, immutato, e questo fa andare in bestia l’uomo-motosega.

E’ vero però che a prima vista l’uomo-motosega sembra avere un vantaggio competitivo generalizzato sull’uomo-cavatappi. Ma questa è solo un luogo comune. L’uomo-motosega scalda facilmente la sua donna nelle notti di inverno, mi si dirà. Vero, ma anche l’uomo-cavatappi, con l’unica differenza che questi lo fa con più classe. Non ha certo bisogno di andare in giardino, al freddo, a cercare un faggio da abbattere. L’uomo-cavatappi scende un attimo in cantina, stappa qualche bottiglia e il gioco è fatto. Eccoti scaldata la moglie-cavatappi! E poi, la moglie, scaldata con un buon cabernet-sauvignon è molto più disponibile di una scaldata a legnate. Quantomeno.

La seconda obiezione che ci si aspetterebbe a questo punto è che l’uomo-motosega non ha difficoltà a costruirsi una casa mentre l’uomo-cavatappi hai voglia ad allineare tappi di sughero per tirar su un muro, e poi ora che i tappi li fanno in teflon, ancora peggio. Vero! Dico io. Ma a cosa ti serve una casa sei poi nessuno viene a trovarti perché non hai modo di aprire una bottiglia di vino? Per la simpatia che contraddistingue l’uomo-motosega? No di certo. E così si potrebbe continuare all’infinito. Sarebbe come mettere a confronto un Suv con una bicicletta.

Appunto. Immaginative allora un giorno, quando il petrolio sarà terminato, dopo domani ad esempio, quando l’uomo-motosega si recherà, insieme all’uomo-suv, suo amico, al distributore per fare il pieno che li tiene in vita. Immaginateveli mentre mettono i 50 euro nella colonnina ed immaginateveli quando, districato il manicotto, inserita la pompa nel serbatoio, a venire giù non sarà liquido viscido e puzzolente ma solo una sequela di madonne e calci verso la stupida macchina erogatrice che non eroga. Immaginatevi ora qualche metro più in là l’uomo-cavatappi, poggiato su un altra pompa ormai piena di ragnatele, con il ghigno strafottente e screanzato di Terence Hill in “Lo chiamavano Trinità”, guardarli soddisfatto e, senza proferir parola, voltarsi ed incamminarsi, con il suo cavaturacci e le prominenti leve, felice, verso il tramonto. Immaginatevi ora l’uomo-motosega e l’uomo-suv che vanno in bestia, per l’ultima volta nella loro miserabile vita.

Share on Facebook