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Cristiana e la sua morale

Va bene tirarsela un po’, ma qui mi sa che stiamo esagerando, così, giusto na ‘nticchia. Questa storia della verginità in vendita mi turba. Mica io, che sono anche un bel figaccione, sono andato a chiedere l’elemosina a qualcuno quando ho dovuto, mio malgrado, perché io no, non volevo, trombare per la prima volta? Mica sono andato a passare il piattino in chiesa, a fare la questua come per le feste patronali per mettere in palio ‘l’integra ruvidezza del maschile prepuzio’ che una volta sfregato contro le amene pareti vaginali o contro un cane no, non è proprio più quello di una volta? Ahaa, il cane!

Poi, magari è anche vergine (non il cane!), quella. Si potrebbe discutere anche su questo, per carità, ma chi sono io per mettere in dubbio la veridicità delle parole della signorina?. Ma poi, la verginità, è un valore condiviso, che so io, come la passione calcistica, come l’odio razziale, come la mortadella, come la Resistenza?

E poi c’è un listino prezzi indicato da qualche parte? Qual’è il valore di neanche un metro quadrato di superficie molliccia, addobbata con tappezzeria di dubbio gusto, inghirlandata da una carta da parati rosa fluo-psichedelico anni ’70, posizionato tra l’altro in un sottoscala umido e buio? E’ la casa madre ad indicare il ‘prezzo consigliato’ e poi ognuno fa come gli pare?

Sono interrogativi che non hanno risposta, o forse ce l’anno nella misura in cui andiamo a ricollegare il discorso del valore presunto di qualcosa di opinabile ed aleatorio come la verginità alla nostra morale cristiana.

Cristiana, che è una mia amica, la darebbe al primo che passa, e anche al secondo e così’ via. Si direbbe che Cristiana è a-morale? No, al massimo si potrebbe dire che Cristiana ha una morale tutta sua. Come portatrice sana di morale individuale io penso che Cristiana sia più apprezzabile di colei o coloro o colessi che si portano a sacco, da casa, una morale confezionata da altri, stantia manco i tramezzini dell’Autogrill. Ma questa è un opinione personale e, come la morale, condivisibile o meno.

Quindi, sentitevi tutti liberi di vendere o acquistare qualunque cosa, io non vi giudicherò per quello, ma per la qualità della vostra merce, per quello che avete da offrire, per la simpatia e per l’affabilità con cui trattate i vostri clienti, per la cordialità con cui salutate ogni volta che qualcuno entra o esce.

Allora, cara Raffaella, se fossi in te, io inizierei a salutare sin da ora.

P.s: ho davvero una amica che si chiama Cristiana. Ma questo era solo un gioco di parole.
P.s.s.: questo post nasce come commento a quest’altro post.

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