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Little song for stones lovers (MateraCamp ’09)

sassi

Sogliono giacersi in primavera in quel delle anziane pietre genti digitali che sono vere, in carne ed ossa, sangue e tutto il resto.

Genti che uno può pensare che sono un po’ strane perché fanno l’amore con le macchine, che hanno un occhio solo come il ciclope che poi, con quell’occhio, girano furtivi e fermano il tempo e i ricordi e le persone.

Che parlano tra loro senza parlare, che si guardano senza guardarsi negli occhi e che poi, quando c’è da stringersi le mani, e baciarsi, lo fanno forte.

Genti belle che uno pensa che sono dei tossici sporchi, che qui una volta ne era pieno, e invece sono solo malafemmene, e che femmene, o che costruiscono case con le ossa delle mucche vecchie, nei solai, che sennò viene umido, peggio che a Venezia.[

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Gente che balla avvinazzata nei carri e mostra le grazie contro il circo degli animali feroci e dei primi cristiani, che fu il simbolo dell’impero di Cesare e di Nerone.

Genti ancor altre che guardano con occhi nuovi, che non è un modo di dire, o che si lasciano guardare perché non ne puoi fare a meno e altre che ti chiedi perché Manara Crepax disegni così, i desideri, col caschetto bruno.

Poi la misteriosa dagli occhi belli del clan degli astuti guerriglieri del sol levante, quella che hai voglia a capire quello che vuol dire e quella che capisci, fin troppo bene, quello che vuol dire perché parla forte e chiaro.

Poi tanti ancora gli amanti delle antiche pietre intorno al fuoco, sotto il sole e sotto le nuvole,  quelli che ci sarebbero dovuti essere ma poi, quelli che hanno di meglio da fare, quelli che non ho capito perché.

Quelli poi che le pietre ce l’hanno nel cuore, nel senso buono, quelli che hanno raccolto la legna da ardere e che sono andati a caccia per sfamare la tribù (e che cacciagione!) e che cosa bella che tutti sono stati bene, almeno io ho visto così.

Tutti quelli di cui le pietre ricordano il nome ma io no, che passi un giorno speciale per te, che Cristo, duemila anni fa, a quella stessa età era stato appeso per le mani e per i piedi, e tu no, e ti senti fortunato.

Che oggi doveva essere un altro giorno che poi non è stato più, che è un altra storia che poco c’entra o forse c’entra troppo, non so, ma questi sono fatti miei.

p.s.: un encomio speciale va a Dania (e Dadevoti natürlich!) che ha fatto di tutto, riuscendoci, per non farmi sentire orfano degli altri componenti l’Ufficio dell’Abominio,  ed al sig. Pizzi e consorte che sono davvero una coppia splendida e last bat not list al grandissimo Maxime in forma spettacolare.

Grazie ragazzi per le belle giornate!

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